Nera:“Festival dei due mondi, Spoleto” nelle
sue tele il fondersi e il confondersi dell’Io con l’universo
Il primo passo verso il linguaggio si ebbe attraverso il
collegamento delle impressioni sensoriali con segnali,
acustici e di altro genere, che potevano essere scambiati tra
individui diversi.
Albert Einstain, 1941
In “I corpi e le cose” Enrico Bellone analizza il modo in cui
veniamo a conoscenza del mondo e come lo descriviamo: In base
alla sua indagine le “ sensazioni che abbiamo nell’esplorare
l’ambiente e le descrizioni di quest’ultimo, insieme alla
folla di comportamenti che ciascuno esibisce, si realizzano
grazie a processi che avvengono nei nostri corpi e che, nella
stragrande maggioranza dei casi, sfuggono completamente alla
nostra consapevolezza, In quest’ottica, per Popper, è
ammissibile una visione Kantiana che individua, come parte
essenziale della conoscenza innata, la conoscenza della
casualità e delle relazioni spazio temporali. Ed altresì
ammissibile, andando oltre Kant, che la maggior parte della
conoscenza, in tutti gli organismi, sia incorporata nella loro
struttura biochimica, e sia un adattamento ad un ambiente, in
parte ignoto. “Tutti gli organismi viventi riescono a far uso
dei dati sensoriali perché gia posseggono una sorta di
conoscenza a priori, grazie alla quale le irritazioni dei
sensori acquistano un significato:” A queste istanze di
modello scientifico-naturalistico di indagine fa riferimento
Nera quando esplicita il suo percorso pittorico, affermando
che l’arte è “energia che si sprigiona dal nostro corpo,
continuo movimento di masse muscolari, scoccare di scintille
danno quindi i moti sensoriale che portano alle sue astrazioni
pittoriche. Quasi sempre, nei suoi lavori c’è un moto che si
sprigiona da un nucleo, forte e denso di colore, un ganglio da
cui esplode la materia pittorica diramandosi a raggiera sulla
tela in un groviglio di linee, tratti pieni e vuoti che
sembrano tanti segni di un alfabeto morse. Anche i segni
preparatori si muovono su questa onda. Sono simili a
registrazioni sismografiche di segnali, intesi come traduzioni
di stimoli informativi che si propagano in una catena di
infiniti reticoli che si intrecciano e si sovrappongono tra
loro. L’intrico delle linee, dei vuoti dei pieni, curve,
aggrovigliate, a zig zag, a ricciolo danno vita al caos, forma
dell’informale. In questo modo la pittrice Nera risponde alle
forze energetiche interiori. E’ un continuo prelievo, un
continuo travaso che, dal profondo, viene alla luce. “Le onde
lunghe producono onde rarefatte, scrive l’artista, le onde
brevi, colori forti”: da qui il variare delle tonalità, l’urto
tra caldi e freddi, vuoti e pieni, cadute e rincorse di ritmi:
insomma tutto il fluire della tela che prende corpo e inonda
la tela. Ogni tratto acquista un significato, adombra un
mistero, parla di un evento che aspira a ritrovare un ordine
perduto . Ma, pur consapevole delle difficoltà di un sereno
approdo alla fonti energetiche della materia, l’artista compie
il viaggio , inabissandosi nella propria reverie, e,
misurandosi con la deriva dei propri sogni, riesce a fare
proprie le infinite connessioni che intercorrono tra impulsi
sensoriali e legami concettuali. Da qui la constatazione che
il cosmo, come ogni essere vivente, è un aggregato di atomi,
di forze che si relazionano tra loro come avviene nella
relazione massmediale. Basta leggere quanto scrivono Bolter e
Grusin Secondo i due studiosi americani, nei nuovi media, il
diaframma tra soggetto e oggetto della comunicazione sarà
abolito. Impererà immediacy. Il soggetto tenderà ad essere
sempre più nella realtà, di essere “nelle cose”, di viverle
direttamente, di fondersi e confondersi con la vita
dell’universo. Questo è il tentativo di Nera. Riportare sulla
tela, il disordine delle irritazioni dei propri sensori,
farsene carico, spiegarne i meccanismi profondi, analizzarne
le correnti interne per giungere, alfine, a delineare, la
natura stessa dell’Essere che, giustamente come lei scrive,
gli atomisti indicavano con il pieno, mentre il non-essere era
indicato con il vuoto. Tutto ciò trova conferma nei suoi
dipinti, infatti, in molti lavori domina il pieno della
campitura cromatica come energia espansiva e sempre in
movimento che contrasta con gli spazi vuoti come negazione,
frattura, deviazione, catastrofe nel senso indicato da René
Thom. In definitiva, questi recenti lavori dell’artista
selernitana costituiscono una traccia magmatica di
linea-forza- colore, dove ogni tratto trova una sua giusta
collocazione, col farsi sintesi e luogo di aggregazione e di
concentrazione di sé e, per convesso , dell’universo.
Bolle,
respiro dell’universo, pellicole isolanti che miscelano la
materia. Uno dei punti fermi del discorso che Nera artista
porta avanti è la fisicità del colore, lo spessore materico
associato ad un determinato colore-elemento, a un
carattere-segno; Questo sentire trae origine, sempre, dalla
sensibilità del suo essere, spesso, da risposte scientifiche.
“La naturale associazione di un divenire, sentito e
partecipato attraverso lo spazio mentale ha bisogno di
lasciare uno spazio vuoto, un respiro per riprendere,una
successione di vuoti e pieni”. A tale proposito Nera libera la
tela, la lascia respirare attraverso le bolle che si librano
nello spazio portando i suoi sogni inespressi o invitando ogni
essere a introdurre i propri. “Bolle come riposo mentale,
come vuoto prima della compattezza materica, come possibilità
di dare alla materia lo spazio per combinare il momento
successivo”.
La Nera che
traspare attraverso le opere
delle bolle presenta una personalità che non smentisce la continua
ricerca sulla fisicità del colore applicato a caratteri, a segni, a
spessori materici. Le bolle che, nella fase iniziale, avevano lo
scopo di trovare un momento di riposo e la possibilità di dare
spazio ai sogni infantili; nel continuo divenire si trasformano nel
respiro dell'universo, in pellicole isolanti di vuoti che combinano
materia.
La mostra: dal 5
al 20 maggio presso la galleria "Artemax" in via Carlo de Cesare
Napoli (presso p.zza del Plebiscito). Inaugurazione 5 maggio ore
18.30.
Tanti anni sono passati
da quel giorno che iniziò la mia prima avventura artistica,
dal momento in cui, attraverso l’arte, cercai di esprimere il
mio spazio mentale.Tanti studi, tante prove, tante illusioni,
tanti arrovellamenti che certamente ancora non placano la sete
alla conoscenza sull’eterno scorrere e combinarsi della
materia umana. La vita che pulsa nel cervello, la voglia di
interpretarla nel suo divenire, nel suo pullulare, la voglia
di conoscere il primo big bang umano per seguire
l’inarrestabile fiume di combinazioni nello spazio (il
pensiero di Democrito mi appartiene per certi aspetti)” Vita.
Vita, Vita cosa sei? Dove sei? Il fluire di te mi fa
impazzire, sono e voglio essere partecipe, il più possibile,
del tuo spiegarti, del tuo combinarti” “Materia che si
associa, che si disintegra, che vive e muore per ricombinarsi,
Io sono, partecipe nell’universo di questi eventi, di questo
mistero senza fine” Salerno- Tempio di Pomona 23-30 ottobre
1993
Esplosione cromatica
Una giornata
di primavera, il desiderio di restare soli, una tela. La
presenza della tela mi suggerisce segni che, incontrollati,
desiderano essere trasportati sulla superficie in una sorta di
ipnosi, la mia ricerca: sofferenza piacevole che esce da
canoni sperimentati. Tento soluzioni ragionate, ma intorno si
crea il nulla e la mano cerca una massa di bianco, una di
rosso e il blu frammisto al giallo che si compenetrano tra
loro, perdono di intensità e si annullano. Lo spazio:
origine della mia ricerca, sofferenza e delizia. Sentirmi
completamente e incondizionatamente assorbita dalla materia
che uso nella stesura pittorica, immergermi anche fisicamente
per cercare il fulcro di ogni elemento , contenitore di
materia: massa che si disperde emettendo impulsi che si
combinano con altra materia, originando materia nuova in un
viaggio senza fine.
Vado
considerando:
che la terza
dimensione data dalle coordinate cartesiane e dal fatto che,
attraverso la vista, si riesce a dare forme definite, non
possa assolutamente essere valida ad illustrare lo spazio
mentale. Attraverso la scienza abbiamo una presentazione
logica dello spazio a tre dimensioni ( spazio finito) ma, non
possiamo dare visione di uno spazio dove l’essere si introduce
con gli occhi della mente; (spazio infinito); per tale spazio
non servono le misure definite perché il fluttuare degli
elementi mette continuamente le forme in discussione, perché è
uno spazio in espansione. In questo spazio le figure vibrano
senza profondità come una manciata di coriandoli senza peso,
infatti, al momento del divenire la forza data da elementi che
si librano impedisce la forza di gravità, cosa che solamente
in un secondo momento avviene, quando particelle di elementi
che non incontrano combinazioni cadono nel vuoto per forza di
gravità e vanno ad alimentare un possibile buco nero. La
scienza, anche per le influenze subite dalla teoria della
relatività, si è orientata a considerare solo le cose
misurabili, mettendo ai margini le sensazioni, ma l’uomo non
può non tener conto delle sensazioni, vivrebbe in un mondo
senza amore e, se l’arte è uno dei modi che permette ai sensi
di relazionare con la realtà, è bene che gli artisti siano
-con gli scienziati e i filosofi -i ricercatori di questa
realtà. “Chiudo gli occhi. Mi si para davanti una massa
bianca, una nera (sogno e realtà). Mi addentro entro cunicoli
che lentamente si colorano, sullo sfondo una linea disegna le
sagome che nel cosmo pullulano, si agitano, partecipano
nell’universo agli avvenimenti di questo mistero”. Il
bianco,sintesi dello spettro, luogo di aggregazione di atomi,
massima concentrazione di materia massa: “Simbolo cosmico
della figura stessa di Dio, che ha dato un tale linguaggio
alla creazione affinché Ella parlando di se stessa potesse
parlare di Lui” (Karl Bath) Quando ho bisogno di trovare il
vero, cerco nello spazio più recondito del mio essere in
simbiosi in con lo spazio cosmico: luogo più semplice, più
vicini, più naturale. Il divenire degli atomi nello spazio è
il succedersi di tre momenti: rotazione, esplosione, impulso.
L’impulso energetico dato da aggregazioni di elementi da
origine ad una esplosione, esplosioni continue nello spazio
creano aggregazioni che si fondono in nuove combinazioni. Gli
elementi non aggregatisi precipitano formando vortici materici
composti di ogni elemento e di tante combinazioni, (LA VITA?).
Se la teoria sulla relatività di Einstein negava che la
materia può spostarsi al di sopra della velocità della luce
non considerava le possibilità della materia organica: l’uomo,
oggetto fisico composto della stessa materia dell’universo che
possiede il pensiero, una velocità ben oltre la luce. Ciò
premesso, occorre osservare l’uomo, oggetto fisico, con
caratteristiche atomiche, dall’interno e attraverso le
potenzialità e i mezzi che riesce a immettere nell’universo.
Da ciò deduco che è nell’uomo, oggetto fisico, composto della
stessa materia dell’universo che si possono trovare le
risposte circa la capacità di collegarsi in tempo reale. Da
queste considerazioni creo le premesse per la ricerca del
“Tempo Mentale”. La scienza moderna ha una impostazione
meccanicistica delle dimensioni temporali, infatti è concepita
come segnalazione, regolazione e induzione dei processi
biochimici implicanti processi di oggettivazione mnemonica
delle coordinate tempo trascurando l’abilità intrinseca del
sistema del riconoscimento di un “Tempo Mentale”. Vedere lo
spazio , attraverso le tre dimensioni vuol dire prendere in
considera lo spazio scientifico che certamente non è quello
dove la mente cerca quando vuole focalizzare immagini sbiadite
o rendere visibile un’idea. Quando proietto la materia del
mio essere nello spazio mentale, questa si associa al divenire
del cosmo, diventa parte di esso e le figure fluttuano,
vibrano intorno senza tempo, senza prospettiva delineata da
coordinate o punti. Nello spazio mentale le figure si
allargano perché io sono quel punto che crea intorno a se una
prospettiva capovolta, non finita ma in continua espansione.Io
sono quel sasso che lanciato nell’acqua crea intorno a se onde
che si allargano, non sono l’essere finito, ma una parte di
materia che vibra e può spostarsi seguendo le combinazioni
nello spazio, senza geometria fissa, senza profondità. Parte
di queste considerazioni sono pubblicate nel catalogo di Nera
pubblicato l’anno 2003 dal titolo “Taglio Colore Carattere”.
L'arte contemporanea nelle antiche
dimore di scena a Palazzo Potenziani
È stata inaugurata sabato 19
aprile, a Palazzo Potenziani, la XXV edizione della mostra
pittorica e scultorea dal titolo “L’arte contemporanea nelle
antiche dimore”. Il progetto artistico, ideato dallo storico e
critico d’arte Giulia Sillato, è stato promosso dalla
Fondazione Varrone, che ancora una volta, ha voluto portare in
città una iniziativa nazionale di alto profilo artistico.
Davanti ad un attento pubblico, il Presidente della Fondazione
Varrone Innocenzo de Sanctis, ha aperto la cerimonia di
inaugurazione ringraziando tutti i coloro i quali, in maniera
impeccabile, hanno organizzato l'esposizione, che si chiuderà
l’8 giugno. Il Presidente ha concluso l’intervento augurandosi
che l'iniziativa stimoli in particolare la curiosità dei
giovani, avvicinandoli alle nuove sperimentazioni che il
panorama artistico italiano propone. La parola è stata
poi presa dalla Sillato, che ha spiegato: «Non si tratta di
una semplice mostra d’arte, ma questo progetto giunto alla XXV
edizione è in realtà una ricerca, una continua scoperta di
nuovi linguaggi, un’operazione di recupero storico delle arti
della pittura e della scultura». Dopo la benedizione di Mons.
Salvatore Nardantonio, è seguito il tradizionale taglio del
nastro che ha aperto ufficialmente le sale di Palazzo
Potenziani al pubblico, che hanno potuto ammirare le oltre 70
opere realizzate da 21 artisti differenti, molti dei quali
presenti alla inaugurazione. La mostra offre un percorso
attraverso le più importanti correnti contemporanee,
dall’astrattismo, all’informale, al concettuale, sostenute da
tecniche innovative e metodi originali. Tra le opere,
l'affascinante l’installazione di Saverio Magno, che propone
la un’originale forma di astrattismo geometrico definita
“tridimensionalità binoculare”. Innovativa anche la tecnica
della fiammatura su acciaio utilizzata dal giovane artista
Andrea Tattoni, impegnato attualmente in un tour espositivo in
America. Scopre la possibilità espressiva del taglio
Nera D’auto, che fa diventare la luce, espressione totale in
un uinicum totalmente atmosferico. Spazio anche per Massimo
Fumanti, il quale, oltre le sculture emblematiche, ha portato
in mostra dipinti come Sogno II, un acrilico misto a sabbia
con lamelle di polistirolo trattate a malta e sovrapposte su
tavola. In questa mostra i confini tra le arti si fanno molto
labili. Si assiste dunque ad una forte contaminazione, in cui
la pittura finisce in scultura, la scultura confluisce in
altre espressioni artistiche. È disponibile in mostra e nelle
librerie un catalogo dell'esposizione pubblicato dalla casa
editrice Electa Mondadori.