Nera la pittrice della profondità

L’artista è l’interprete dell’inconscio umano. La forza creatrice di nuove sensazioni. E’un miscuglio tra orgoglio dirompente, esaltazione, infantilità, grandezza e miseria: E’ capacità di reinterpretare la normalità esaltandone le inusitate espressioni. E’ un urlo all’infinito. L’artista rappresenta la grandezza dell’essere umano nel ridisegnare i confini, cercando sempre nuovi percorsi nei meandri del nostro io. Arrivare oltre la scienza e la fantasia. La pittura dell’artista Nera è tutto questo. Nera ridisegna con i colori forti, intensi, l’assurdo della vita: La sua pittura non è plasticità contemplativa e compiacente. Nera non ama le forme come esaltazione di bellezza ma la sua pittura è un continuo scavare nei cunicoli dell’assurdo. Ho avuto modo di ammirare diversi lavori di questa eccentrica pittrice salernitana, e sono stato aggredito da questi colori forti, intensi che scavano nella sensibilità , urlano in modo lancinante rimettendo in discussione le certezze della plasticità e della normalità.Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo.  Nella pittura di Nera è fortemente presente la questione filosofica fondamentale: L’uomo e il suo vissuto è visto attraverso l’inconscio. La dove la realtà fisica si deforma, assume i colori forti, intensi e coincide con il vissuto non vissuto, con l’Io allo stato primordiale. Il cosmo è l’insieme dei colori mescolati in modo lancinante, come il nostro io profondo, è sensazione senza forma: E’ ricerca assurda e impossibile identificazione di identità.  La pittura di Nera ti affascina, ti seduce, ti turba come l’urlo lancinante che, talvolta, ci assale che ci travolge nella coscienza della nostra precarietà intrisa di fragilità. Se il ruolo dell’artista è di porre problemi e non certamente di risolverli, Nera è la tipica persona che non pone problemi ma li assale, moltiplicandoli: La sua è la pittura dell’aggressione e della profondità. Per questo il suo successo è da annoverarsi non tanto non tanto nel filone artistico della contemporaneità, del suo essere surrealista o cubista ovvero nell’astrattezza dei contenuti ma nell’essere la tipica pittrice della profondità.

 

Vincenzo Pepe
(Seconda Università degli Studi di Napoli)

 

Nera. ovvero, l’iperbole del colore.

L’arte è diventata incomprensibile. Nulla, forse, distingue l’arte di oggi da ciò che essa è stata in qualsiasi altro tempo. L’arte è sempre stata adoperata e concepita, come un mezzo per offrire all’occhio e all’orecchio un’interpretazione della natura del mondo; ma oggi gli oggetti dell’arte rientrano, apparentemente, tra le realizzazioni più sconcertanti che siano mai state condotte a termine. Su queste basi risulta difficile , pertanto, sempre interpretare, , o meglio leggere, le opere e i significati nascosti che queste vogliono comunicare. Quindi una difficile percezione, ma anche un mondo arcano ed imprecisato che continuamente si trasferisce di luogo, per questo il percorso resta sempre vivo ed attuale. La pittura, invece, un messaggio che travalica tutte le forme di codice, sia linguistico che formale.  A tutto questo indecifrabile linguaggio Nera ha rivolto la sua attenzione, è questo il luogo dove circoscrive le sue emotività, le ragioni del suo essere: Nera così giuoca la sua partita e la sua disputa con il suo IO, fermando cos’ tratti profondi riemergenti con uun ritorno metaforico dialettico tra pittura e concettualità. Su queste ambivalenze di significati i ruoli giuocati dalla pittura di Nera si prestano a diverse interpretazioni, ma anche a una con testualità oggettiva dove il quadro, o meglio l’opera ha una sua particolare soggettività e vivibilità. Infatti, l’attenzione di Nera è rivolta principalmente al senso del colore, alla esplosione di quelle particelle che trovano dentro il quadro una propria soggettività ed anche una propria realtà:  La soggettività del colore assume, quindi una spazialità e una aggregazione, che l’artista riesce solo a controllare, ma non può stabilire la direzione su cui verte la tensione del colore. Quasi come un’esplosione, o forse meglio una disaggregazione che raggiunge impasti non certamente tratteggiati , ma forse perfettamente leggibili. In questa precisa istanza culturale, Nera si riappropria del colore e della pittura, facendo suo anche il segno determinante la figurazione, che è all’interno del quadro. Il suo riferimento, comunque, resta la dinamicità del colore, e la rappresentazione un fatto simbolico non determinante. In questa disputa il segno percorre il colore, lo attraversa, lascia la sua traccia facendo riemergere così tutta una simbologia pittorica che sviluppa una concettualità di cui l’artista resta l’unico possessore. Allora la chiarezza del linguaggio non bisogna cercarla fuori dall’opera, ma dentro l’opera; infatti, questa diventa l’enunciato di una particella della fraseologia di Nera.  Immagine da un lato e colore dall’altro, non restano pertanto elementi separati, ma diventano un’unica contestualità anche se i due restano separati. L’azione di ribaltamento dei significati Nera l’attribuisce principalmente al colore, mentre all’immagine si rivolge solo come dimensione spaziale determinata. Forse un’attenta analisi di tutta la teoria del colore ci porterebbe su nuove spiagge lontane, ma tra il mondo delle idee e la realtà si frappone sempre la ragione; infatti, solo attraverso questa riusciamo a ricucire brandelli di marginalità separati e stati emotivi, derivati dal nostro profondo spirituale

Nicola Scontrino

 

Per un attraversamento consapevole

La pittura, o meglio le arti nel loro complessivo valore espressivo, attraversano per una crisi in atto ormai da anni- il campo della storia dell’arte per ritrovare quei valori che sembra, per altri versi (si veda la sperimentazione la sperimentazione che ha caratterizzato gli anni settanta-ottanta nelle arti figurative abiurati dall’artista militante. Un ritrovamento che, sollecitato da varie motivazioni, si rende necessario proprio per il momento storico che viviamo: Infatti se da un lato l’eccessivo tecnologismo ci porta ad una consumazione rapida della comunicazione cui siamo assoggettati, dall’altro lato questo fenomeno ci porta alla ricerca di una idealità più consona ad un proprio modo di sentire, che si identifica appunto in un rifugiarsi in valori stabili e già verificati. Per l’artista Nera, l’attraversamento della storia, più precisamente della pittura, ha questa dimensione, nel senso che più l’artista si rivolge al piano dialettico cognitivo al macrocosmo più si avvicina, nella composizione delle sue opere, al macrocosmo in quegli aspetti particolari della realtà esterna che, se pur filtrata attraverso precedenti letture, diviene momento compositivo soggettivo per un narrarci situazioni ed eventi di particolare interesse interpretativo. E non è un caso che l’artista Nera abbia scelto una fetta precisa dell’arte contemporanea: l’espressionismo nella sua valenza di rinnovamento di un fare che è appunto storico non casuale di una rivoluzione che ci farà concepire la pittura nella sua essenza formativa: la pittura quale pittura. In questo intento la libertà comportamentale dell’autrice ben si inserisce nel contesto espressivo di questo “art pur art” che al di la dei soggetti, in questo caso le “danseuses”  di Degas, riesce ad infondere nelle opere una caratteristica propria da cui traspare un grado di vitalità non indifferente. Infatti in queste opere , il suo riferimento è esplicito, vengono ad offrirsi non già nel loro valore riverenziale, l’imitazione per bravura, bensì per il grado di cultura pittorica insito nell’opera stessa.  L’attraversamento dei momenti più felici dell’arte contemporanea: l’impressionismo sveltito dal futurismo. Nera, è tesa verso una gioia di vita che consente ai temi scelti una rappresentazione gioiosa, quale scelta appunto di un modo di essere che trova rispondenza operativa, oserei dire elettiva, con la politica evolutiva del fare arte che ha caratterizzato gli artisti di fine secolo. Ovviamente un simile collegamento non avviene tuot-court, ma è reso possibile da un’analisi che l’autrice compie e che rielabora alla luce di una capacità tecnica che è soprattutto padronanza di strumenti pittorici che le consentono di spaziare in quel particolare mondo , tenendo sempre presente la realtà che la circonda. Il rappresentato , persone e cose, assume per che guarda un’essenzialità particolare determinata da un lato dalla centralità del nucleo compositivo, da cui, in una sorte di mini esplosione, si espande la superficie pittorica e dall’altro la ritmicità del colore,steso in pennellate miranti all’esterno del campo della tela in effetti cromatici che creano e danno alla composizione un ritmo che è la caratteristica dell’opera che l’artista nera compie: un rappresentato colto e riproposto nella sua essenzialità formale e coloristica quale testimone di un momento di intensa consunzione.

 

Ciro Ruju

 

"Una fenomenologia del moto, la pittura di Nera d’Auto"

L’arte di Nera nasce come volontà di espressione e di comunicazione, ma lo fa con un linguaggio di cui difficilmente si conoscono le regole. Se si vuole sottoporre al fruitore il problema interpretativo dell’arte di questa singolare artista, lo si può  impostare su due categorie essenziali: la prima  si affida alla psicologia gestaltica, la seconda all’esistenzialismo. La psicologia gestaltica studia    l’iterazione  tra  l’uomo  e  le  forme. Ossia, come   la  percezione delle forme   diviene  esperienza  psicologica. Il  modo come si struttura questa esperienza psicologica segue leggi universali. Ad esempio, il cerchio tende ad esprimere sempre la medesima sensazione, indipendentemente da cosa abbia forma circolare. E così avviene per i colori. E avviene per l’articolazione tra forme e forme, tra colori e colori, e tra forme e colori. In sostanza l’atto percettivo, affidandosi ad esperienze già possedute e a meccanismi di fondo, tende a interpretare le cose che vede indipendentemente da cosa esse rappresentino. Pertanto anche le opere di Nera trasmettono informazioni percettive che stimolano una reazione di tipo psicologico. Se la psicologia gestaltica può spiegare il meccanismo per cui un’opera astratta può apparire bella o brutta, difficilmente può spiegare quale opera apparirà bella e quale brutta. In sostanza, non può fornire elementi di valutazione critica, restando questi comunque pertinenti al campo specifico della storia dell’arte e alla storia del gusto. Ma la psicologia gestaltica ci fornisce numerosi elementi per inquadrare il problema, chiarendo come l’arte di Nera riesca a comunicare con la psicologia dell’osservatore. E, soprattutto nella sua fase iniziale, ritengo che il linguaggio di questa artista si sia  appoggiato alle categorie interpretative gestaltiche. Altro metodo di decifrazione dell’arte di Nera è quello di rintracciare l’esperienza esistenziale da cui è nata la  sua specifica opera. L’artista, come qualsiasi altra persona di questo mondo, vive la medesima realtà di tutti. Riceve le medesime sollecitazioni, le interpreta con la sua specifica sensibilità, e, in più rispetto agli altri, le sa tradurre in forma. Il gesto creativo, sostanziandosi in un’opera, diviene traccia esistenziale. L’opera creata diviene traccia di tutta l’iterazione tra realtà, sollecitazione, sensibilità e creatività, che può essere comune a tutti, ma che solo l’artista, proprio perché è tale, sa esprimere e oggettivare. In questo caso, l’opera non solo è traccia del proprio essere al mondo, che risulta il valore minimo, ma rimane come testimonianza dell’essere al mondo in un particolare momento, in una particolare situazione, in un particolare contesto e così via. Ed assume, pertanto, valore di documento storico-culturale proprio perché è il frutto di quella particolare storia e di quella particolare cultura. La non oggettività dell’arte di Nera non è che un momento conclusivo, più clamoroso e radicale, di un lungo processo che è andato sempre più negando all'arte il compito di descrizione della realtà esterna per attribuirle quello di esprimere all'esterno il sentimento interiore dell'artista. La pittura di Nera spinge questa tesi fino in fondo: se l'arte non è espressione del mondo esteriore, ma solo estrinsecazione  di quello intimo, bisogna avere il coraggio di andare oltre ciò che era già stato fatto (dall'espressionismo in poi, per esempio) e non limitarsi a proiettare la nostra vita interiore negli oggetti reali dipinti, ma abolire completamente questi ultimi, visualizzando con forme, linee e colori il complesso oscuro dei sentimenti che si agitano dentro ciascuno di noi, agendo psicologicamente sull'inconscio dello spettatore attraverso il suo occhio. La pittura di Nera, ha come tema la fenomenologia del moto; sua segreta ambizione sembra essere la cattura e la messa-in-visione dell'energia come cuore nascosto della materia. Un tema  che viene messo in chiara luce nelle sperimentazioni cinetiche-cromatiche della sua produzione odierna. Una ricerca incessante, continua densa e inesauribile, per un’artista che ama il suo doppio e che non si ripete mai. Appassionata di Filosofia, le sue opere emanano una spiritualità trascendente. All'inizio fu il kaos, l'indistinto disordine governato da  una  mente  superiore  da  cui   si  originò la vita. Sembra essere questo l'assunto principale, la primaria fonte di ispirazione dell’artista.  Esplosioni di colori sostenuti da fitte pennellate che si diramano da un nucleo centrale dall'abbagliante luce bianca e alludono alla densità della materia primordiale non ancora coagulata in forme precise; vorticose spirali asimmetriche che risucchiano e coinvolgono nel loro acceso cromatismo l'occhio e la mente di chiunque le osservi; pensosi  indefiniti spazi dalla densità magmatica; tormentate forme che fanno vibrare di profonda emotività il campo visivo; morbide e forti pennellate  avvolte sensualmente intorno a un immaginario asse centrale.  A ben vedere, però, un filo conduttore esiste ed è ben solido. Un movimento vorticoso, appena accennato o evidente che sia, origina l'immagine, come il materializzarsi di sembianze derivate dall'aggregazione di particelle infinitesimali, quasi metafora dei modi di procedere della pittura: l'immagine prende forma dal vario addensarsi e dal combinarsi dei pigmenti su una superficie e la qualità del risultato formale dipende dal continuo, imprevedibile modificarsi dei rapporti. Il kaos primordiale, appunto, quando dall'esplosione del nucleo originario prendono vita le varie forme dell'esistenza.  Il convulso movimento a spirale conferisce all'insieme dilatazione segnica ed espansione cromatica,  materia viva che palpita sotto la spinta di una passione pittorica fatta di sentimento e di coraggio, di tormentati dubbi e di certezze sempre più precarie e illusorie. Difficilmente Nera può essere assimilata ad un qualsiasi "allineamento linguistico".  Del resto, dopo gli ultimi "ismi" stabiliti dalle avanguardie degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, la ricerca artistica ha dato corso a una nuova stagione espressiva caratterizzata dal desiderio di autonomia dei singoli linguaggi e di originalità di ogni contributo. Oggi gli "allineamenti" che un tempo inglobavano il pensiero, i colori, le forme di vari artisti all'interno di un unico indirizzo, hanno scarsa ragione di esistere, salvo nei casi - malaugurati - in cui siano introdotti dalle acrobazie interpretative di critici bisognosi di ritagliarsi uno spazio personale nel dibattito artistico.  In questa linea di autonomia linguistica si muove Nera, seppur con qualche scarto di registro dovuto alla sua voglia di sperimentare.  Le mani d’artista e soprattutto quelle di Nera, sono determinanti per fissare gli attimi fuggenti della vita, del pensiero e del sentimento, per cogliere il complesso fluire dell'esistenza.  Ecco le ragioni del loro protagonismo nell'opera di Nera. La pittrice sembra, della sua realtà individuale, inseguire ciò che è mutevole (da qui la continua, ossessiva presenza del vortice); pare segretamente convinta che solo attraverso il mutare dell'immaginazione si possa cogliere il rapporto tra l'immutabile e il transitorio.

Rosa Spinillo