Nera d’Auto è nata a Salerno il 25 aprile del 1944, vive e lavora a Roccadaspide In via dell’arte n.5. Fin dalla prima infanzia la creatività è motivo della sua attenzione e del suo fare. Nella sartoria di papà e mamma scopre le forbici con cui ritaglia pezzi di giornali e di stoffe che mette insieme e incolla. 1951- 1957I colorati tagli di stoffa le consentono di spaziare mentalmente con gli abbinamenti tanto che, all’età di sette anni, quando il papà le regala dei colori, i pasticci fatti di colla colori e stoffe diventano il suo passatempo preferito. 1958-68 Durante la scuola dell’obbligo non trascura di curare l’interesse per tutte le cose che le consentono di fare esperienze manuali, i diversi materiali e tecniche, lo studio del segno grafico. A tale proposito è importante ricordare che, quando l’impegno scolastico non lascia spazio alla creatività, Nera si da ammalata per un giorno: a letto? Certo cha ci sta ma con una pila di fumetti per cercare di cogliere la grafica e la storia raccontata attraverso il linguaggio dei fumetti. Più tardi l’esecuzione del ritratto diventa il suo lavoro. 1968-1969 I suoi primi modelli sono le persone che la circondavano, la mamma in particolare ( ritratto della mamma); questo favorisce lo studio dell’anatomia che rappresenta in quegli anni il suo interesse maggiore. Per questo motivo cambia indirizzo scolastico anche se all’Istituto d’Arte di Salerno prende le prime nozioni di modellato. 1969-1970 La maturità al Liceo Artistico di Salerno, le teorie dell’impressionismo sul concetto di luce e del pullulare atmosferico fu il punto da dove muove i primi passi per plasmare in piani il colore. Lo studio dell’anatomia da l’input a una produzione sperimentale dove le figure fluiscono nello spazio in una sorta di completa integrazione con l’universo. (Nudo in Sintonia-Nuclei di Materia). 1971-1972 Il nudo, è il tema che la occupa particolarmente durante questi anni (Nudo accovacciato); appartiene a questo periodo un’opera per il Comune di Roccadaspide: nudi che rappresentano le muse in movimento, in un pullulare sensuale e laborioso. 1973-1978 Fin dal primo momento appare chiaro il bisogno di interpretare la luce come materia che plasma i corpi dal profondo, in un pullulare atmosferico dove la grana dal colore si fa corpo, sentimento , momento vissuto che vibra nello spazio e elabora mille altri momenti: luce-energia che a volte avvolge i corpi e li racchiude quasi a proteggerli in un nucleo; è questo il periodo in cui, a essere rappresentati sono gruppi di giocatori , la serie di tavole imbandite, i primi approcci d’amore (primo ricordo d’amore); altre volte una granata esplode partendo dal centro della tela, irradia la sua luce e si spegne al di là, o più probabilmente come è nell’immaginario dell’artista, incontra altre esplosioni di materia colorata con cui si fonde e da origine a nuova vita. (esplosione cromatica- i giocatori). La ricerca di Nera può, per certi aspetti, sembrare ambigua perché è condotta parimenti sia sul piano astratto che sul quello figurativo. La ragione di questo sta certamente nel continuo rinnovamento che ella impone a se stessa. Il suo vitalismo, la sua continua voglia di sperimentare le fanno inseguire l’attimo che fugge, il pulsare della vita. Un’opera finita non la interessa più, perché ella rincorre già la successiva:“Il momento che stabilisce l’inconscio nel divenire dell’attimo”. Ma Nera ha bisogno di ritornare alle cose primordiali , quasi che il figurativo le faccia ritrovare il percorso che la conduce nella sua ricerca, attraverso i meandri della sua psiche e il divenire del mondo. A tale proposito Ciro Ruju scrive: “ Nera, il respiro della tela, la consapevolezza di un attraversamento”. O in modo figurativo o con un’esplosione astratte di colori, Nera ci fa entrare in un mondo dove a essere interessata è la luce che si presenta, o come nucleo incandescente che centra la tela esplodendo come iride, o accartocciata su se stessa per giocare con l’intensità della materia. Durante questi anni ella svolge il ruolo di mamma ed è proprio durante questo periodo che diverse opere portano l’abbraccio che avvince il bambino al petto della mamma. (Maternità). Questi anni però segnano anche un periodo di crisi: Nera si sente una figura isolata, poco in linea, una figura sovversiva, rivoluzionaria che guarda alla luce come possibilità di vedere nel cuore delle cose. Un particolare fascino esercita su di lei Van Gogh con il colore e Balla: la lampada ad arco di quest’ultimo è un richiamo continuo e, attraverso queste coordinate e senza dimenticare il passato o smettere di meditare sulle precedenti esperienze, si fa largo in modo autonomo.
L’incontro con Lorenzo Ceffi, Rino Mele e altri artisti al “Vortice” contribuisce a farla uscire dalla solitudine e a maturare una luce che plasma i corpi riempiendoli di forza prorompente. Durante questi anni espone in permanenza e partecipa alle iniziative di questa galleria: luogo di ritrovo degli artisti salernitani e luogo di discussioni futuriste. 1980 Entra a far parte del gruppo “Vairo” poi “Centro d’Arte Sud” a Capaccio scalo (SA). Un periodo difficile per certi aspetti , ma tanto più difficile è parlare d’arte in un luogo dove il precariato rappresenta la normalità. Tanti appuntamenti all’aria aperta con gli artisti, hanno lo scopo principale, tra un pasto e un bicchiere, di appagare la sete d’arte di ognuno, attraverso lo scambio delle idee e la realizzazione di opere che sanno d’aria. 1981 La sua prima personale avviene Roccadaspide, un luogo a lei particolarmente caro perché testimone della sua prima infanzia. 1983 Poi all’Università degli Studi di Salerno espone “Immagini e volti del Cilento” e successivamente partecipa ai Murales di Piano Vetrale (SA). 1984 Per il venticinquennale del Liceo Scientifico si occupa di preparare le scene. 1985 Esegue un’opera nella Banca di Credito cooperativo di Aquara (SA). 1986 A Velia (SA) all’Accademia della Scuola Eleatica partecipa alla mostra “Arte per la vita” e al Liceo Parmenide, introdotto da Ciro Ruju, presenta il suo “Primo Catalogo” e la mostra contenente le opere prodotte in questo arco di tempo, questo segna anche l’inizio di una sua partecipazione più assidua a incontri d’arte. 1987 Partecipa alla mostra “Atlantide” con il laboratorio “Dadodue” di Salerno e all’Azienda Di Soggiorno e Turismo della stessa città presenta un manifesto e la mostra “ Nella luce è scritto il segreto della vita” ballerine in movimento dove la luce gioca in modo da spazzare le ombre in una esplosione di particelle colorate. Poi il meating di pittura sul santuario di Maria SS del Sacro Monte; e il 1° premio di pittura dal comune di Trivero e ancora la mostra Mariana sul Getsemani Paestum (SA) 1988 Lo studio delle ballerine continua ma la luce si trasforma in energia prodotta dalla forza dei muscoli in movimento: “Materia-Luce-Massa” (Ballerina 1-Ballerina2-Ballerina3). A tale proposito l’artista si esprime con queste parole. “ La luce può plasmare i corpi come materia capace di dare carattere dall’interno a un movimento e rendere le cose integrate nell’universo come forza esplosiva e implosiva”-“Un corpo proiettato nello spazio può ricevere luce da un altro corpo o vivere di luce propria”-“ Il colore come materia dei corpi e materia del mondo”. 1989 Partecipa all’Expo Arte di Bari. 1990-1991 Con Radio Stella a Salerno, partecipa ad una serie di avvenimenti artistici messi in opera da questa emittente per presentare al meglio degli artisti; questo assemblaggio comprende, la presentazione dell’artista e del suo operare attraverso la radio, un catalogo e una personale. Nella chiesa sconsacrata di S: Apollonia partecipa ad una collettiva presentata da un catalogo “Il nudo in arte”. 1992 Durante questo periodo partecipa all’appuntamento fieristico del Comune di Capaccio-Paestum(SA), che si ripete successivamente ogni anno. 1993-1994 Fonda, insieme a cinque artisti il “Centro Artisti Salernitani”, uno spazio aperto, attento alle componenti culturali del territorio; Durante questi anni partecipa a tante manifestazioni organizzate da questa galleria e da altre, espone all’estero. Tra le manifestazioni più interessanti: una mostra corredata da una cartella di opere edita da Palladio e presentata da Nicola Scontrino “Nera, ovvero, l’iperbole del colore”; vince il 3° premio con l’opera “Raptus” al vertice del G7 di Napoli per una mostra internazionale organizzata dalle Poste Centrali, e ad Ancona, organizzata dal Parco del Cilento e Vallo di Diano porta la personale “I miti della mia terra, il Cilento”; la stessa mostra al Consolato Italiano in Svizzera. Questa fase dell’arte di Nera è caratterizzato da opere molto materiche, è un momento in cui il colore diventa il protagonista assoluto del rappresentato, è studiato in funzione di una emozione, inciso per sottolineare un carattere. La tela si riempie interamente e il colore, raccolto come materia-massa al centro della tela, è inciso da segni più o meno intensi che l’artista ha ideato per un alfabeto personale, per trattare di un colore associato a un carattere. Opere come (Colore-Carattere 1-2) sintetizzano e segnano questo periodo. 1995 Fonda in Roccadaspide, insieme a cinque collaboratori, l’associazione “Shunt” il cui scopo era, allora come oggi, quello di proporre rassegne, manifestazioni di carattere regionale, nazionale e internazionale nell’ambito del centro medievale di questa cittadina; con la galleria C.A.S pubblica “Pittori Contemporanei” e al Centro Sociale del Teatro Verdi di Salerno presenta la mostra di oli e grafiche tratti da temi cilentani del gruppo “Atammusia”; nello stesso anno partecipa alla fondazione della rivista bimestrale “Cilento ieri, oggi, domani”, un periodico di cultura, turismo e politica diretto dal giornalista Giuseppe Liuccio. 1996 Promuove la riscoperta del centro medievale di Roccadaspide con la manifestazione “Il Borgo delle Meraviglie”: interventi d’arte nel borgo, spettacoli, artigianato. (Interventi Nel Borgo). 1997 Disegna le copertine e collabora alla fondazione di due periodici della Valle del Calore. E’ questo un periodo in cui Nera è particolarmente impegnata con il disegno grafico; a tale proposito occorre aggiungere che, ella considera il segno di primaria importanza, lo studia con minuzia di particolari perché (secondo il suo credo), questo è presente nell’universo come cosa a se stante, indipendente dal colore. “Ogni cosa si crea e si distrugge, il segno racchiude di volta in volta questo divenire che trova una costante sul suo cammino di cui si riempie: il colore, materia del mondo”, Come è giusto che sia nell’arte,Nera da, nel suo discorso, delle risposte personali agli interrogativi che trova lungo il suo cammino e spesso tali interrogativi aspettano delle risposte.
La materia racchiusa in un segno, attraverso composti differenti da luogo a caratteri espressivi diversi? Questo è anche il periodo in cui Nera si appresta a vivere una esperienza insolita per le sue caratteristiche: nella cittadina in cui vive, viene coinvolta politicamente, per cui si trova a far parte di una lista elettorale. Pur essendo impegnata a manifestare a livello coloristico e grafico le sue idee, ella è completamente digiuna di quelli che sono i canoni del fare politica, e, bisogna anche dire che non fa assolutamente nulla per entrare nello spirito della cosa, anzi, durante le varie riunioni politiche, in un angolo, disegna vignette umoristiche i cui soggetti sono i compagni di lista o gli avversari, poi, successivamente le distribuisce su fogli fotocopiati. Presentare il lato della politica scevro della sua patina arrogante o sottomessa ma pieno dei lati umani, messi a dura prova dalla penna dell’artista, è quello di cui si occupata durante questa esperienza che, come tale resta unica, ma ha un seguito come esperienza grafica. (Grafiche umoristiche) Nello stesso anno partecipa all’apertura della Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Perito (SA) e presso la Biblioteca Comunale di Roccadaspide presenta la mostra “I miti della mia terra”.
Da il via alla costituzione di uno spazio polivalente nel centro storico di Roccadaspide “Museo Comunale” che comprende una raccolta d’arte contemporanea, oggetti della civiltà contadina e una biblioteca. Dal cenacolo tra poeti, musicisti e pittori nasce la collaborazione di Nera a spettacoli il cui scopo è la rappresentazione di momenti integrati. Il S. Carluccio, teatro sperimentale nel Cuore di Napoli, accoglie fin dal 1998 e presenta questa integrazione artistica , dove la scena teatrale e i versi di Quasimodo, Montale, Liuccio e ultimamente Scotellaro e i poeti del Sud si vestono dei colori di Nera, della musica di Franco Nico, della voce di Pina Cipriani. (Il Cilento). 2000 Al teatro S. Carluccio di Napoli realizza un assemblaggio di arti nello spettacolo Mediterraneo (Mediterraneo); nel borgo medievale interventi di ceramica. Per la chiesa di S. Silvestro di Sacco (SA) commissionatale da Don Carmine Troccoli, lavora alla Via Crucis. 2001 Presenta alla 48° edizione della biennale di Venezia il libro d’arte “Parole Colorate” la poesia di Peppino Liuccio dipinta da Nera, edito da Palladio. Così si esprime il poeta a proposito di questa integrazione tra poesia e pittura:”Il poeta presta versi al pittore e il pittore regala colori in una feconda sinergia di contaminazione mediale, l’antico mito si materializza nello schizzo geniale di un olio colorato”. (Dioniso e Apollo-La Primavera), questa mostra viene presentata anche nel borgo antico S. Maria di Castellabate. 2002 Partecipa al premio nazionale “La castagna nell’arte” Museo Polivalente a cura di Gerardo Pedicini e Rosanna Conte (Ricci) e a “Arte in divenire”, sculture nel Castello del Principi Filomarino a cura di Gerardo Pedicini e Rosanna Conte (concavo e convesso). L’esordio di Nera come scultrice si ha con l’opera concavo e convesso, eseguito in creta, ferro e oro foglia. La lavorazione della creta presenta sporgenze (aculei) e rientranze (buche) E’ questo il primo lavoro dove compaiono i buchi che troveranno una vasta applicazione nei lavori successivi. Le zone di riposo di cui parlava nel primo catalogo Ciro Ruji si ripresentano, com pure i buchi neri, misteriosi, irrisolti, l’essere il non essere, il pieno il vuoto, il positivo il negativo: un vitalismo in continua evoluzione che è certamente la componente essenziale per una visione spaziale quale è quella di Nera. Ella assorbe il colore e i caratteri con cui, in un determinato momento della storia il mondo si esprime, assorbe i linguaggi con cui viene a contatto, li rielabora arricchendo così il proprio, sperimenta il nuovo accantonando, per un momento, le precedenti esperienze che fa poi rivivere in funzione delle nuove conoscenze. E’ vero che l’artista, a volte, con i suoi concetti ci proietta in una realtà pensata e applicata, ma è pur sempre una realtà che si arricchisce continuamente e non teme di smarrire perché rielaborata in funzione di un sentire. 2003 Al Teatro S, Carluccio di Napoli scenografie per “ Il canto vero della poesia” Quasimodo, la veste bianca- Liuccio, Popule Meus- Montale, I limoni; “scambi tra arte europea e arte orientale” New friendship and brootherhood dialogue society New Delhi India; vignette umoristiche per il settimanale “Ilvalcalore” 2004 Nell’ultima produzione di Nera assistiamo a un proliferare di segni-colori ai quali si è aggiunto il taglio della tela. La prima cosa che viene in mente a chi osserva questa produzione, espressa su tele binate ripiene di grumi, di colori e di tagli, è certamente il tanto discusso concetto di Fontana e il movimento detto dello “Spazialismo”. Certamente non è estranea l’artista a tutto ciò come non le è estraneo tutto quel percorso dell’arte che porta allo studio dello spazio attraverso la luce. Ciò che ha dato inizio al taglio è stato il caso: un giorno in cui l’artista tracciava i suoi segni più o meno profondi sulla massa di colore, la tela si è squarciata e la visione dello spazio misterioso si è presentato alla sua vista per la prima volta. La possibilità del niente e del tutto, il mistero. La prima opera seguita a questa nuova visione delle cose è stata (Pieno e Vuoto). Nella storia del mondo, questo periodo ha coinciso con un periodo che possiamo chiamare di grandi cambiamenti epocali, quei giorni hanno visto la prima guerra tra Americani e Iracheni. Già da allora, a causa dei suoi frequenti viaggi in Oriente Nera, ha avuto modo di entrare in un mondo tanto diverso e di assorbirne i caratteri, ma soprattutto di trovare corrispondenza nella religione Indu circa l’energia presente nell’aria come energia caratteriale. Questo modo di vedere ha dato origine a una serie di pannelli che Nera ha raccolto in un catalogo (Colore- carattere- taglio) In India, nella sede New friendship and brootherhod dell’università di Nuova Delhi nell’anno 2003, Nera presenta delle opere che sintetizzano il discorso dei buchi e aprono un’altra visione sulle possibilità di interpretare questo periodo della sua storia. Nel presentare la mostra di Nera il prof. De Piscopo, nella sede di palazzo Genovesi a Salerno così si esprime:” Gli strappi della tela sono gli strappi, le lacerazione , il buco dell’anima dell’artista di fronte al baratro che si apre. E’ chiaro:” L’opera dell’artista, non può che trasmettere, attraverso i mezzi a sua disposizione, la sintesi che si stabilisce tra l’inconscio e il periodo storico” Lo squarcio della tela non ha nulla di premeditato (vuoto e pieno), è solo lo sprofondamento nel vuoto quello che si presenta dopo la caduta delle certezze create dall’uomo occidentale ; ma l’operato di questa artista, anche quando si presenta cupo non è ma drammatico. La vita che si rinnova è presente come un altro capitolo della storia del mondo, infatti i caratteri schizzati attraverso il vuoto, non fanno altro che stabilirsi sulla facciata successiva e mescolarsi. Uno sguardo alla produzione che segue dopo che, la dimensione dello spazio infinito si è fatto strada attraverso il buco, è quello di una presa di coscienza tradotta in lavori: tele piatte con taglio-carattere, colore-carattere che rimandano attraverso una successione di opere successive il formarsi di dimensioni. La dimensione dello spazio infinito che non ha nulla a che vedere con lo spazio a tre dimensioni ci da, attraverso la lunghezza d’onda del colore, una dimensione per ogni colore? Nelle “Carte Tagliate”, presentate per la prima volta a Nuova Delhi , si può azzardare che, gli infiniti rimandi presentati attraverso la somma di elementi a una sola dimensione, attraverso i buchi, rimandano una spazio nuovo che si perde nel vuoto del divenuto e del divenire.
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